Zorludelamera 1999
La spedizione Zörludelamera 1999, il cui nome ha un’origine preancestrale che si perde nella notte dei tempi, ma che è, tuttavia, strettamente legata alle eclissi di sole, inizia alle ore 5:00 antimeridiane del 10 agosto.
Sotto un’improvvisa, ma non inaspettata, pioggia battente, cinque astrofili e due amici sono fermamente convinti portare a termine la missione nonostante le avversità meteorologiche previste anche per la giornata seguente.
Partiamo da Saronno: Elia, Ivan, Luca e Massimo. Pochi chilometri e raccogliamo Roberto, poi via verso l’appuntamento a Desenzano con Edoardo e Michela. Sulla strada si procede velocemente, con rallentamenti dovuti solo alle intemperie. La destinazione finale è Gmunden, Austria, esattamente sulla linea centrale della fascia di totalità dell’ultima Eclisse di Sole del Millennio.
Prima sosta poco dopo Trento, poi prima del Brennero per il bollino dell’autostrada austriaca. Alle 13:00 siamo a Salisburgo: rifornimento astrofili. La pioggia non da’ tregua. La nostra preoccupazione è soprattutto rivolta al giorno dopo, ma anche all’idea di dover piantare la tenda sotto l’acqua.
Un’oretta e riprendiamo per la destinazione finale
A Gmunden iniziano le vere difficoltà: prima di tutto trovare un posto dove piazzare le tende e, possibilmente anche gli strumenti (l’idea è quella di effettuare l’allineamento polare dei telescopi durante la notte). I campeggi sono completamente esauriti, gli alberghi non sono da meno e, oltretutto la pioggia continua a cadere incessantemente.
Ci dirigiamo più a sud, in direzione di Traunsee, nella speranza di trovare una soluzione ai nostri problemi.
Finalmente verso le 17, seguendo i consigli dell’ufficio informazioni di Traunsee che, tra l’altro, ci lascia alquanto stupiti per la poca organizzazione dimostrata verso l’evento del Secolo, chiediamo al gestore di un albergo in riva al lago se possiamo approfittare della sua ospitalità. Forse perché capisce poco (niente) di inglese, forse perché capisce molto delle nostre speranze, ci permette di sistemare le tende.
La pioggia continua a cadere, ma uno spiraglio di sereno che lascia ben sperare si sta aprendo a ovest: nel giro di breve tempo il cielo si rasserena completamente permettendoci di allestire il campo base abbastanza agevolmente.
Una rapida cena, chi con provviste portate da casa, chi assaporando la cucina locale, e poi tutti a dormire: il giorno seguente si prospetta molto faticoso: smontare rapidamente il campo base e dirigersi il più presto possibile verso un punto di osservazione più favorevole.
Purtroppo il cielo si mantiene sereno solo fino alle 3-4 del mattino, poi le nuvole nuovamente la fanno da padroni. Alle cinque del mattino siamo praticamente tutti svegli dal rumore assordante di una cava in riva al lago che sta scaricando pietre da una chiatta. Alle 7 dell’11 agosto smontiamo velocemente le tende seriamente minacciati dalla pioggia. Il cielo è completamente nuvolo, soltanto a nord-ovest le nuvole sembrano un po’ meno cariche di pioggia, ma non lasciano comunque sperare.
Sentiamo telefonicamente alcuni amici a Monaco, ma anche loro hanno cattive notizie: nuvole e pioggia. Le stesse notizie ci arrivano da Graz. Il tempo stringe, dobbiamo decidere.
“Come la giri quella cartina!..” “No, maledizione, il nord è di la’, non così!” “Tira fuori la bussola e fammi vedere.” “No, aspetta, orientiamola così”. “Guarda che è a nord-ovest che si apre, non a sud-ovest” “Ok, ma non cambia niente, muoviamoci!”
Un breve consulto, poi si parte: ritorniamo a Gmunden.
Ore 9:20 si punta verso nord, forse nord-ovest. A Gmunden riprendiamo l’autostrada in direzione Salisburgo. Dopo pochi chilometri uno squarcio di sereno si apre, lasciamo l’autostrada e, trovato uno spiazzo, ci fermiamo. Fuori gli strumenti, montaggio veloce e prima prova tecnica. Ore 10:20: “No! Ragazzi, qui si mette male”. C’è qualcosa che non va, le nuvole sembrano nuovamente minacciose, lasciando pochissime speranze; ora solo il cielo di nord-est sembra più promettente. Smontiamo tutto e ripartiamo, puntiamo a nord-est inseguendo le zone di sereno. Ore 11:00 ci fermiamo ad osservare il cielo, le nuvole hanno un comportamento completamente imprevedibile: quelle più basse si spostano molto velocemente lungo la direttiva nordovest – sudest, quelle più alte in direzione perpendicolare. Che fare? Nessuno è in grado di dirlo, la tensione inizia a salire, siamo quasi convinti di perdere l’eclissi, ma nessuno è rassegnato. Attiviamo il collegamento radio tra due auto, pensare in due e consultarsi immediatamente mentre si è in viaggio potrebbe essere la carta vincente.
Se qualcuno ci guardasse potrebbe benissimo paragonarci ai “cacciatori di uragani” dell’Oklahoma visti nel film Twister.
Puntiamo ancora a nord-est. Ore 11:15, sosta tecnica per rifornimento carburante. Guardiamo nuovamente il cielo, da nord-est ora arrivano minacciose nuvole temporalesche. Il tempo corre, uno sguardo e decidiamo: “Si torna indietro!, in direzione ovest”.
Uno sprazzo di sereno, uno sguardo dal finestrino: “Ha toccato! La Luna ha toccato”. L’eclisse è cominciata, il Sole non è più intero. Dobbiamo trovare velocemente un posto. In costante contatto radio decidiamo: “Stop, gira a destra, entriamo in questa stradina e fermiamoci”. Ok, montaggio rapidissimo degli strumenti, il Sole si fa vedere qua e là tra le nuvole, ma cade anche qualche goccia d’acqua. Da nord-ovest arriva qualche buco tra le nuvole. Sono le 11:30, cavalletti, telescopi, teleobiettivi, telecamera e macchine fotografiche sono a posto, iniziamo le riprese. Per quanto possibile cerchiamo di fotografare il Sole appena si fa vedere tra le nuvole, la preoccupazione di non vedere la fase di totalità fa salire la tensione alle stelle.
Ci eravamo preparati da giorni, tutti con un proprio programma di osservazione, di ripresa, di attività. Tutti lo abbiamo ripassato meticolosamente istante per istante nei giorni passati, abbiamo preparato l’attrezzatura con la massima attenzione, ma ora è lo spirito dell’astrofilo che viene fuori. Dobbiamo adeguarci, improvvisare e magari stare pronti a caricare tutto e partire velocemente.
Effettuiamo frenetiche previsioni sullo spostamento delle nuvole e dei “buchi” di sereno: “… forse è la volta buona, … no! …, maledizione ne arrivano altre! La perdiamo, la perdiamo!”. Il tempo scorre rapidissimo, la copertura del sole è progressiva. 11:50, 12:00, 12:10. Manca mezz’ora. Lo sguardo verso al cielo: “Ci muoviamo? No, restiamo dove siamo e aspettiamo, forse ci muoviamo all’ultimo minuto”. Ore 12:30, la Luna sta portando a termine il suo compito, manca pochissimo. Ore 12:35: un’ampia zona di sereno si sta avvicinando al sole, un grido: “Dai ragazzi, la vediamo, la vediamo!” “Sta’ zitto che porta male!”. Una nuvola irrompe come una spada di Damocle. “Vattene! Vattene! Come si dice vattene in tedesco?! Passa sotto, maledizione! Passa sotto!”.
Ore 12:40, l’atmosfera è irreale, un silenzio gelido ci avvolge, il mondo sembra essersi fermato, la luce ha un colore molto freddo e cala vertiginosamente, manca un filo, il cielo è libero. “E’ fatta! … E’ andata! … La vediamo! … Siiiì! … Siiiì! La vediamo! Dai, dai!!” Un attimo di silenzio, poi: … “S’è accesa! S’è accesa! La corona s’è accesa! Wooooow!!. E’ fatta! E’ fatta!”. La luna ha fatto il suo lavoro: si è perfettamente incastrata sul Sole nascondendolo completamente. Un istante prima della totalità strappiamo via i filtri attaccati ai telescopi, agli obiettivi, al binocolo. La visione è grandiosa, immensa, forse nessuno di noi in questo istante crede realmente a quello che sta vedendo.
D’incanto la corona si è accesa, bianchissima, con una raggiera che diparte dal bordo del Sole e si estende per un paio di diametri solari tutt’intorno. Dal disco del Sole si levano protuberanze eruttive stupende, di un colore roseo bellissimo, alcune delle quali sembrano addirittura staccate dal bordo solare. Non è una fotografia, l’immagine è vera, è viva! Lo percepiamo tutti, con gli occhi, con la testa, con il cuore. Non ci sono fotografie, immagini, filmati che possano descrivere minimamente quello che vediamo.
La maggior parte di noi viene tradita dall’emozione e dalla straordinaria bellezza dello spettacolo.
I secondi volano. “Si sta aprendo! E’ finita! E’ finita! Fantastico! Fantastico! Woooow!”. La Luna lascia trasparire il colore rosso della sottilissima cromosfera, poi un lampo di luce squarcia l’oscurità. E’ finita!
Passa pochissimo, qualche minuto e il Sole viene nuovamente inghiottito dalle nuvole, questa volta definitivamente. Inizia a piovere. Via, smontare tutto e caricare gli strumenti. E’ finita, è stato bellissimo. Abbiamo avuto una gran fortuna, assolutamente una gran fortuna! Questa mattina eravamo ormai convinti di non vedere nulla, durante la fase parziale la nostra convinzione si era trasformata lentamente in rassegnazione, ma nessuno di noi ha mai smesso di sperare nel miracolo. E il miracolo c’è stato, siamo stati veramente fortunati.
Il Sole ci riappare fugace verso le 14:00 per mostrarci la fine dell’eclissi.
Sulla strada del ritorno facciamo un’inutile tappa a Salisburgo con l’idea di portare a casa un ricordo dell’Austria, ma anche qui un violento temporale e le condizioni del traffico ci fanno desistere molto rapidamente. Non importa, il ricordo dell’Austria è stampato dentro di noi! Proseguiamo diretti verso casa.
Non vi sono parole per descrivere un’eclissi totale di Sole: per chi l’ha vista qualsiasi parola sarebbe inutile, per chi non l’ha vista qualsiasi parola sarebbe insufficiente.
Lo spettacolo di oggi si può vedere solo dal nostro Pianeta Terra, da nessun altro posto del Sistema Solare si possono ammirare le eclissi totali di Sole. Questo fatto ci lascia pensare: la nostra presenza qui è solo il risultato di un evento casuale oppure il fine ultimo di un Progetto più grande? Se attraverso l’Uomo l’Universo ha preso coscienza di se, la nostra esistenza è stata voluta!