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25 Giugno 2018 – GF Gavia Mortirolo

Ieri giornata memorabile.

Prima i numeri: dislivello 5889 metri, distanza 222.7km.

Devo dire un’organizzazione della gara perfetta, con le strade dei passi Gavia, Mortirolo e Santa Cristina totalmente chiuse al traffico, ristori molto ben forniti, cartellonistica sulla strada molto ben fatta, soprattutto in discesa dove erano segnalati i tratti più pericolosi per le curve e più sconnessi per l’asfalto. Anche sulle salite del Mortirolo e Santa Cristina ogni km c’era un cartello che indicava il rimanente al GPM e la pendenza media del tratto.

Da un punto di vista prestazionale, avevo l’obiettivo di completarla in meno di 8 ore e ci sono riuscito solo per qualche secondo.

Per il resto ho avuto qualche difficoltà sul Gavia dove per paura di spingere troppo e non averne più per dopo sono salito ad un ritmo accettabile, ma sul Mortirolo ho faticato più del previsto. E’ una salita che non finisce mai. Vedi la strada che sale davanti a te, speri che dopo il tornante ci possa essere tregua, ma invece peggiora. Non c’è sosta, non c’è fiato, se prendi i tornanti all’esterno tieni la stessa pendenza della strada perché se li prendessi all’interno probabilmente gratteresti l’asfalto coi pedali da tanto è ripido il gradino. Ad ogni metro ti vien voglia di piantar lì tutto e mettere piede a terra, ma resisti ancora un po’ e vai su. Un inferno che dura 90 minuti (nella gara di due anni fa avevo impiegato 1h20, ieri, purtroppo, 1h36m).

Poi prima di ritornare all’Aprica ci sono 30km di mangia e bevi, dove ad ogni piccolo strappo senti l’acido l’attico come una frustata.

Dopo tanta fatica scendendo verso l’Aprica mi ero fatto persuaso di fermarmi al medio, ero esausto. Faccio la discesa in solitaria, vado giù bene, con qualche equilibrista che mi supera velocemente, all’Aprica l’ultimo km è in salita, leggera, ma salita. Decido di fare un test: sprint per arrivare al traguardo, né supero uno, due tre, quattro, cinque… le gambe rispondono bene. Sul traguardo, all’ultimo istante, prendo destra, evito il traguardo della mediofondo e vado giù in Valtellina verso il Santa Cristina. Discesa adrenalinica, poi inizia la salita: secco 10% costante con picchi del 14, per 7 interminabili km, di cui gli ultimi 2 con dei drittoni da 800 metri. Lì è solo la testa che conta, le gambe non c’erano più.

Che dire … a latere del discorso classifica, e tralasciando le prestazioni sulle singole salite che mi hanno un po’ autodeluso, è certamente un successo averla conclusa tutta, con anche il trasferimento iniziale e finale che aggiungono altri 1100m di dislivello ai 4800 della gara.

Le cose emozionanti sono state:

  • Il cordone di ciclisti che scala il Gavia, dove hai una vista spettacolare sulla strada che ti manca e che hai fatto;
  • Poter utilizzare tutta la strada in salita e soprattutto in discesa
  • La discesa da Santa Caterina Valfurvaa Bormio, con strada larghissima e asfalto perfetto, dove vai giù tra i 50 e i 70 all’ora, e qualcuno ti supera anche!
  • La discesa Aprica-SantaCristina, anche questa larghissima e con asfalto perfetto (peccato fosse aperta al traffico)

Ieri sera, a casa, scendo dall’auto, metto i vestiti in lavatrice, e salgo la scala: un lieve dolore al ginocchio destro mi ricorda la fatica della giornata e mi sopravviene una domanda: ma una maratona sarei in grado di farla? E quanto dura una maratona? 4 ore. Soltanto quattro ore? Riuscirò mai a correre per tanto tempo? Dopo otto ore in sella, l’idea di provare la corsa sì fa insistente!


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