2 ottobre 2017 – G.F. Tre Valli Varesine
Ieri ultima gara della stagione: la GF Tre Valli Varesine.
Fino alla partenza ero piuttosto scettico sulle promesse fatte dall’organizzazione in merito alla chiusura delle strade.
Senza dilungarmi sui dettagli, vengo subito alla gara.
Partenza ore 8:30 dal centro di Varese, per la prima volta le griglie sono fatte in base alla categoria dei ciclisti, cioè all’età. Ogni griglia parte con 7 minuti di ritardo rispetto alla precedente. Davanti i più giovani, poi via via si sale con l’età. E’ una “tattica” richiesta dall’UCI per le gare sponsorizzate UCI.
Puntuali, all’ora esatta per la mia categoria si parte.
Prima cosa positiva: la griglia è di 450 ciclisti, quindi non c’è la calca in partenza e non c’è il gruppone di 2000 ciclisti che vogliono passare davanti ad ogni costo.
La prima salita è a 12.7km dalla partenza, confido che si possa viaggiare a regime stando in scia, ma non a tutta. E invece, come ogni volta, sono subito a tutta.
Attraversiamo Varese, Induno Olona e prendiamo per la Valganna. Incroci presidiati, strada ben segnalata, nessuna auto sul percorso. Se il buon giorno si vede dal mattino, la cosa sembra buona. Ma siamo appena partiti.
Salita all’Alpe Tedesco. Finalmente ci si riposa. Sembra assurdo dirlo, ma in salita è meglio che in pianura. Non hai l’istinto di tenere la ruota di quello davanti e ognuno va su al suo ritmo. Anche qui, altra cosa positiva: siamo in pochi, la strada è larga e si procede bene senza intralci o pericoli per quelli che superano a destra e sinistra. Arrivo in cima bene, allo scollinamento garantiscono che la discesa è chiusa al traffico e di auto non ce ne sono.
La conosco bene avendola percorsa diverse volte, quindi vado giù nei limiti del possibile perché la strada è bagnata e ci sono le foglie, ma mi da soddisfazione poter usare tutta la strada, stretta ma di asfalto in ottime condizioni. La strada si allarga, da Cuasso al Monte diventa larghissima. Incroci presidiati, nessuna auto in strada: via a tutta. Gruppetto di una decina di ciclisti, si pedala di brutto, arriviamo velocemente a Porto Ceresio, e poi via sul lungo lago fino a Brusimpiano. Senza rendermi conto è già ora della seconda salita. Anche questa conosciuta.
Salita di 5km e poi discesa breve, restiamo in quota, e saliamo ancora a Montegrino. Una volta scollinati c’è la lunga discesa verso Luino. Un centinaio di metri davanti a me una moto della scorta tecnica va giù al massimo usando tutta la strada: dai, se c’è un’auto se la prende in faccia lui, speriam di no! Quindi posso usare tutta la strada: che figata!!!! Asfalto ottimo, senza sabbia, senza buche, senza foglie: prendo le curve come non le ho mai fatte in vita mia, passo uno, due, tre, dieci, venti ciclisti, frenata prima della curva, allargo e piego, subito dopo metà tornante rilancio, e via verso il successivo. Che bello!
Arrivo a Luino, mi aggancio ad un ciclista, dietro di me un altro. Sono 10km di pianura sul lungo lago. Sta arrivando in quarto da dietro, rallentiamo un po’ e lo aspettiamo. “Ragazzi, facciamo un trenino?” dico io. Ci troviamo d’accordo in 3. E il quarto? Ops… è inglese e non ha capito. Cerco di spiegarmi. Non so come si dica, ma insomma “five hundred meters for each of us as the leader of the train!” Ci sta! Via a tutta: ogni 500m grido “cambio!”, il primo si sposta, si sfila fino in coda e parte il secondo. Ci facciamo questi 10km sui 45 di media. Coordinamento perfetto. Da brividi! Funziona benissimo fino alla salita. Cerchiamo di stare uniti anche lì, ma qualcuno non ce la fa più. Capitolo chiuso.
Salita, salita dura, lunghetta con strappi che fanno male, e poi discesa, stretta, tortuosa. A un fenomeno, che piomba sul gruppo gridando per passare davanti a tutti anche se siamo in coda, dico “ma se tu in autostrada vedi che c’è colonna, ti lanci come un pazzo tra una corsia e l’altra pensando di essere il più furbo?” Mi manda bellamente a quel paese. Fortunatamente di casi come questo ne vedi solo 2 o 3 in gara, ma purtroppo sono quelli che ti ricordi!
Fine della discesa, riprende la pianura. Sono solo. Davanti a me un gruppetto, provo a dare il massimo ma sono troppo avanti, la distanza diminuisce ma impiegherei troppe energie per raggiungerli. Vedo due dietro che arrivano, li aspetto e mi meeeeeeeeeeeeeeetto in coda. Uffffffff….. Ma a quanto vanno? Mi passano come due missili. Dando il massimo riesco a mettermi in coda. Pianura pianura, non falsopiano, proprio pianura: tirano a 55-57 km/h. Ma son normali? Il gruppetto che io vedevo in lontananza lo sverniciamo in pochi minuti
I due si danno il cambio regolare, io sempre in coda. Ad un certo punto uno si volta verso di me e chiede il cambio. “A questa velocità? Ma s’em minga matt”, rispondo io. Il “ragazzo”, che dal colore del pettorale è della categoria più anziana della mia, si mette a ridere e dice “t’è finì la benzina?”
Inizia la salita del Brinzio, strappo al 13%, manco a dire che mi lasciano sui pedali! Ora sono solo, il gruppetto è troppo indietro per aspettarlo, faccio la salita raccattando qualcuno per la strada, ma sono troppo lenti. Del resto, ragionando, se raggiungi qualcuno difficilmente quello è più forte di te. Se vuoi un “passaggio” devi aspettartelo da dietro. Discesa verso Orino e poi Cittiglio. Bella, larga, anche qui senza auto, con tutte le rotonde prese contromano, come fanno i professionisti, dove non rallenti, smetti di pedalare, pieghi in curva e rilanci, quasi senza toccare i freni. Mi faccio 15km in solitaria tra pianura e mangia e bevi.
Faccio fatica perché i km ormai sono oltre i 100. Quelli che incontro sono troppo lenti e non mi danno alcun aiuto. Ogni tanto mi volto nella speranza che arrivi un trenino.
A Gavirate due con la maglia della Polonia mi superano. Bene, aggancio eseguito. Mi trascinano fino all’ultima salita, quella che fa malissimo perché dopo 125km non ne hai proprio più. Prendo la salita, sto in coda, poi uno grida qualcosa, forse crampi e rallenta vistosamente, supero, tengo duro e passo anche l’altro, ultima rotonda, manca forse un km [chissà perché in questa GF non mettono i cartelli di quanto manca all’arrivo!], mi supera un gruppetto di 3 donne. L’uomo che c’è in coda mi dice: “ti fai superare da delle femmine?”. Rispondo “non mi sembri un fenomeno se sei dietro di loro!”. Mi accodo anche io, ultima curva, rettilineo di arrivo. Cavolo, queste sprintano! Ci sto anche io! Mani basse sul manubrio, vado in fuori sella e lancio lo sprint. Dieci pedalate, … forse meno. Le mie gambe cedono, senza forza bruciano di acido lattico. Ma quale sprint? Mi vien da ridere.
Finalmente l’arrivo!
130km, 2007m di dislivello, 4h26m, media 29.3 km/h.
La classifica? Questa è sempre inclemente e crudele: sono solo 791mo in classifica generale e 143mo in quella di categoria. Ma questo, sinceramente, poco importa. Ho dato il massimo, più di così non avrei potuto fare, discese ben fatte e velocissime, salite tirate al limite, e tratti in pianura senza tregua.
Complessivamente, al di la della prestazione sportiva, l’organizzazione è stata ottima: strade ben segnalate, incroci presidiati molto spesso da polizia locale e carabinieri, tante segnalazioni sul percorso per rotonde, passaggi stretti, curve pericolose. Auto sul percorso meno di una decina. Asfalto in ottime condizioni. Veramente una gara ben organizzata, in competa sicurezza.
Il livello agonistico elevatissimo era dovuto al fatto che la gara valeva come qualificazione per il campionato del mondo amatori che si terrà l’anno prossimo a Varese, quindi oltre a venire da tutta Italia, c’erano moltissimi stranieri. Bella, bellissima esperienza.
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